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La valutazione e la certificazione delle competenze

di Gloria Capecchi

questo articolo è stato pubblicato per la prima volta ad ottobre 2009

La valutazione e l’accreditamento delle competenze acquisite anche in contesti diversi da quelli tradizionalmente formativi è uno dei temi più innovativi sui quali si sta lavorando nei diversi Paesi europei e che pone l’esigenza della definizione di un modello comune di riferimento ancora inesistente.

Il problema sorto intorno al tema della certificazione delle competenze è quello riguardante la distinzione tra certificazione formativa, cioè di percorso, avvalorata da un Attestato o Diploma e certificazione di competenze singole ovunque realizzate e capitalizzabili.

Questo secondo tipo di certificazione consiste in:

  • riconoscimento dei crediti;
  • abbreviazione dei percorsi;
  • facilitazione dei rientri formativi;
  • necessità di un accordo tra le istituzioni.

In Italia sono state prodotte molte leggi e stipulati molti accordi in relazione alla necessità di definire un sistema nazionale di certificazione delle competenze nella formazione professionale:

  • Accordo per il lavoro tra Governo e Parti Sociali del 24.09.1996;
  • Legge Treu 196/97 (Norme in materia di occupazione);
  • Legge Bassanini 59/97;
  • decreti attuativi: Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni e agli Enti Locali, per la riforma della pubblica amministrazione e per la semplificazione amministrativa, Patto Sociale per lo sviluppo e l’occupazione del 22.12.98 e Accordo Stato-Regioni del 8 febbraio 2000 (in applicazione dell’art. 17 della L 196/97).

Tramite l’introduzione di un nuovo dispositivo con il Decreto del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale del 12-03-1996 “Adozione degli indicatori minimi da riportare negli attestati di qualifica professionale rilasciati dalle Regioni e Province Autonome” è stato avviato il processo di innovazione delle procedure del sistema di certificazione delle competenze nella Formazione Professionale.

La definizione di un sistema di certificazione s’inserisce all’interno di un unico processo di rinnovamento del macro-sistema Formazione-Istruzione-Lavoro.

Le fasi di questo processo sono le seguenti

  • definizione di un modello omogeneo di competenze condiviso;
  • definizione di un sistema di standard di unità formative capitalizzabili;
  • costruzione di un sistema nazionale omogeneo di certificazione;
  • realizzazione di un sistema di riconoscimento di crediti.

Secondo l’ISFOL “la competenza è costituita da un mix di elementi, alcuni dei quali (es. conoscenze, tecniche operative) hanno a che fare con la natura del lavoro e si possono quindi individuare analizzando compiti e attività svolte; altri invece (es. motivazione, capacità di comunicazione, capacità di problem solving ) hanno a che fare con le caratteristiche “personali” del soggetto-lavoratore e si possono individuare solo facendo ricorso ad un’analisi del comportamento lavorativo dell’individuo e delle sue modalità di “funzionamento”.

Il nuovo modello di competenza è stato articolato secondo tre tipologie (di base, tecnico–professionali e trasversali) e per ognuna sono stati individuati diversi procedimenti di analisi della professionalità.

Alle competenze di base corrispondono: i requisiti per l’occupabilità delle persone come cittadini d’Europa; il sapere minimo o prerequisito per l’accesso alla formazione e al lavoro; un livello di consapevolezza adeguato; la capacità di fronteggiare le situazioni di cambiamento e di aggiornarsi costantemente. Inoltre alle competenze di base corrispondono delle conoscenze e capacità relative alle lingue, all’informatica, all’economia, alla legislazione, etc.

Le competenze trasversali, invece, riguardano il comportamento lavorativo in ordine alle capacità di “diagnosticare” (situazioni, compiti, problemi, se stesso), “relazionarsi” con altri (persone o cose) nel raggiungimento degli obiettivi, “affrontare” (situazioni, compiti, problemi).

Le competenze tecnico-operative, infine, si riferiscono alle conoscenze e alle capacità specifiche necessarie allo svolgimento delle attività professionali in un determinato settore professionale.

Ma quale è la metodologia che rende visibili queste competenze al momento della progettazione degli interventi formativi e della certificazione delle competenze e del riconoscimento dei crediti?

La logica delle Unità formative capitalizzabili.

L’ISFOL, in questi ultimi anni, ha elaborato un sistema che prevede un’articolazione per “Unità formative capitalizzabili”, cioè unità-tipo di formazione, finalizzate al raggiungimento di competenze (UFC).

A questo riguardo è stato firmato, il 15 dicembre 1998, un protocollo d’intesa tra il Ministero della Pubblica Istruzione e l’ISFOL che definisce gli ambiti di cooperazione per l’attuazione di programmi e di iniziative congiunte:

  • istruzione e formazione degli adulti;
  • formazione post secondaria;
  • transizione scuola-lavoro;
  • metodologie e progettazione di interventi contro la dispersione scolastica.

Quanto presente in questa pagina potrà essere riutilizzato soltanto accompagnato dalla dicitura: Materiale prodotto da Associazione Pratika –www.pratika.net

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