di Federico Batini
Questo è quello che voglio sottolineare oggi: la
responsabilità di ciascuno di voi nella vostra educazione.
Parto da quella che avete nei confronti di voi stessi.
Ognuno di voi sa far bene qualcosa, ha qualcosa da offrire.
Avete la responsabilità di scoprirlo.
(Barack Obama, 08/09/2009)
Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria
di esperienze, di informazioni, di letture, di immaginazioni?
Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti,
un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato
e riordinato in tutti i modi possibili.
(Italo Calvino, Lezioni americane)
Prima parte
I due esergo costituiscono due presupposti fondativi dell’orientamento narrativo: il primo, tratto da un discorso di Barack Obama, per l’inaugurazione dell’anno scolastico negli Stati Uniti, sottolinea un passaggio molto importante per la definizione dell’orientamento narrativo. Nei dodici anni da quando è stato ideato (Batini, Giusti, Mantovani, Jedlowski, Scarpa, Smorti, 2009) l’orientamento narrativo si è collocato all’interno dei metodi formativi di orientamento che sottolineano la responsabilità del soggetto nel proprio iter formativo e professionale. Partendo da questo assunto l’orientamento narrativo si è posto l’obiettivo di lavorare sull’identità di ogni soggetto (Batini, Zaccaria, a cura di, 2000; 2002; Batini, Del Sarto, 2005) e sulle competenze necessarie all’autodeterminazione, all’autorialità ed al controllo sulla propria vita e sulle proprie scelte, in una parola in direzione dell’empowerment (Batini, Del Sarto, 2007; Batini, Del Sarto, Perchiazzi, 2008; Batini, Giusti, 2008). Le ultime ricerche compiute in questa direzione hanno consentito di verificare come questi obiettivi siano, almeno in parte, stati raggiunti (Batini, 2008; Batini, Surian, 2008; Batini, D’Ambrosio, 2009).
Il secondo esergo, tratto dalle meravigliose lezioni americane di Calvino, consente di riflettere su quanto le storie costruiscano noi e le nostre vite e quanto, ancora noi, siamo veri e propri costruttori di storie (Batini, Giusti, a cura di, 2009) ed attraverso quelle della realtà e di noi medesimi.
Nel 1997 ha avuto origine un lungo percorso di sperimentazione e di ricerca che ha dato origine al metodo dell’orientamento narrativo. La finalità complessiva di questo metodo è quella di rendere le persone maggiormente consapevoli e responsabili circa la propria vita e le proprie scelte.
Si tratta di un modello di orientamento di tipo formativo, ovvero che non intende costruire processi, direttivi o non direttivi, che accompagnino delle scelte e delle transizioni, bensì si qualifica come percorso di sviluppo e facilitazione allo sviluppo di determinate competenze (utili all’autorientamento) e di livelli migliori di conoscenza, riflessività e percezione di sé.
Utilizzare consapevolmente le narrazioni per sviluppare le competenze delle persone significa aumentarne la capacità di esercitare un controllo sulla propria vita. Attraverso le narrazioni – è questa l’idea fondamentale della metodologia dell’orientamento narrativo – è possibile aumentare l’autorialità delle persone sulla propria esistenza.
Seconda parte
L’orientamento narrativo utilizza le storie nell’accezione più ampia del termine: dai romanzi (solitamente articolati in un percorso come “narrazioni guida” ovvero un romanzo, un racconto orale o più semplicemente un tema poi articolato in sequenze narrative ed attività ad esse relative) che costituiscono percorsi metaforici per lavorare su di sé, sulle proprie tecnologie di scelta, sulle proprie emozioni, sullo sviluppo di competenze di interpretazione, previsione, immaginazione, attribuzione e costruzione di senso, sino alle immagini, alle nuove tecnologie, ai film. In estrema sintesi potremmo affermare che in questi dodici anni sono stati costruiti percorsi e strumenti (per modalità individuali e di gruppo) utilizzando: libri, fotolinguaggi, racconti orali e letture ad alta voce, scrittura creativa, scrittura cinematografica, utilizzo di audiovisivi, canzone, canto, utilizzo dei nuovi media. Nei percorsi di orientamento narrativo allora si producono, leggono, costruiscono, fruiscono testi narrativi di vario tipo: i testi, di qualunque tipo essi siano, hanno la funzione di consentire al soggetto un punto di vista particolare sulla realtà e di testualizzare la realtà così come essi la osservano, senza per questo irrigidire copioni ed interpretazioni.
Imparare ad ascoltare, a leggere, ad interpretare, a scrivere, ad attribuire senso e significato ad eventi ed azioni, imparare ad immaginare il futuro, imparare a governare i propri processi cognitivi ed emotivi, sono competenze che, troppo spesso, sono state date per scontate o sono rimaste nell’implicito, credendo che, attraverso un lungo tirocinio di nozioni, conoscenze ed apprendimenti, queste competenze si sviluppassero comunque.
I percorsi di istruzione e formazione formali, ricchissimi di storie e narrazioni, hanno finito per utilizzarli, come ci hanno mostrato Bruner (cita) e Todorov (cita), soltanto da un punto di vista storiografico (la storia della letteratura anziché la letteratura, la storia della filosofia anziché la filosofia…) o come esempi per la comprensione di dispositivi tecnici (la poesia come insieme di regole metriche, retoriche…) e non come “palestre” per sperimentare emozioni, attribuzioni di significati, repertori di senso, comprensione, empatia etc… L’orientamento narrativo nel contesto scolastico si trova a proprio agio perché agisce contemporaneamente sul singolo soggetto e sul gruppo classe, perché inserisce professionisti con competenze principalmente pedagogiche, perché condivide la medesima finalità educativa dello sviluppo ed affianca il proprio lavoro a quello del consiglio di classe (facilitando l’attivazione di risorse cognitive e comportamentali di governo dei processi di conoscenza ed apprendimento, contribuendo allo sviluppo ed al riconoscimento delle competenze chiave e delle life skill), perché ha un forte impatto sulle dinamiche motivazionali e relazionali, perché, infine, consente il proseguimento del lavoro anche dopo l’intervento orientativo vero e proprio attraverso la costruzione di una didattica curricolare di tipo narrativo. La narrazione, modalità di rappresentazione dell’esperienza umana nella sua singolarità e nel suo disporsi attraverso un tempo, può diventare uno degli assi portanti della pedagogia dei prossimi decenni.
L’orientamento narrativo, tuttavia, si rivolge a tutte le fasce di età (dalla prima infanzia alla senescenza) ed a tutti i contesti (dall’istruzione formale al mondo del lavoro, dalla crescita personale a quella organizzativa, dai centri per l’impiego ai carceri, dai contesti delle marginalità allo sviluppo di comunità, dalla prevenzione all’approccio curativo) e consente a tutte le persone di comprendere, vedersi e raccontarsi mentre vivono, agiscono, imparano, comprendono il mondo che gli sta attorno, riconoscendosi delle competenze ed imparando a svilupparle, condividerle, gestirle.