di Federico Batini
“Oggi più che mai si evidenzia la necessità di riformulare le politiche pubbliche ed i processi di sviluppo vincolandoli ai veri propositi educativi, di modo che ogni giorno siano sempre più connessi alla generazione di nuove opportunità e diritti per tutte le persone e con il pieno godimento dei frutti e della condizione di esseri umani.”
(Vernor Munoz Villalobos, Relatore speciale sul Diritto all’Educazione dell’ONU, in: F. Batini, a cura di, 2006, Apprendere è un diritto, Ets, Pisa)
Oggi ovunque si parla di lifelong learning, questa espressione si riferisce alla dimensione verticale, fa riferimento al fatto che l’apprendimento oggi riguarda l’intera durata della vita. Questa convinzione deriva anche dalla comprensione della dimensione apprenditiva insita in ogni azione umana. Il concetto di lifelong learning rappresenta il superamento di una dimensione temporale definita (il tempo dell’istruzione iniziale) che una volta rappresentava, nell’esistenza di un soggetto, spesso l’unica porzione di vita dedicata all’apprendimento.
Per essere più completi occorre parlare anche di lifewide learning, espressione che si riferisce alla dimensione orizzontale, che fa riferimento a tutti gli ambiti della vita e rappresenta il superamento dei luoghi deputati all’apprendimento (tradizionalmente scuola e università) e la valorizzazione di ogni esperienza del soggetto.
L’espressione completa diventa allora lifelong lifewide learning con cui tempi e spazi dell’apprendimento si allargano sino a comprendere ogni ambito di vita ed ogni tempo del soggetto.
In una concezione dell’apprendimento di questo tipo diventa fondamentale riuscire a far comprendere alle persone, non ai professionisti del sapere, come ne è cambiata la concezione affinché possano riconoscere nei vari aspetti della propria vita le occasioni che lo favoriscono ed, attraverso la consapevolezza, ne possano approfittare.
Una parte fondamentale (seppur non sufficiente) di questo tentativo è una migliore denominazione dei vari tipi di apprendimento attraverso la quale sono ormai entrati nel linguaggio, diffondendosi anche fuori dagli addetti ai lavori, alcuni termini rappresentativi.
- Apprendimento formale: si tratta di quell’apprendimento che avviene in un contesto organizzato e strutturato (in un’istituzione scolastica/formativa), è esplicitamente pensato e progettato come apprendimento e conduce ad una qualche forma di certificazione;
- Apprendimento non formale: è l’apprendimento connesso ad attività pianificate ma non esplicitamente progettate come apprendimento (quello che non è erogato da una istituzione formativa e non sfocia normalmente in una certificazione, ad esempio una giornata di approfondimento su un problema lavorativo nella propria professione);
- Apprendimento informale: le molteplici forme dell’apprendimento mediante l’esperienza risultante dalle attività della vita quotidiana legate al lavoro, alla famiglia, al tempo libero, non è organizzato o strutturato e non conduce alla certificazione (ad esempio un’appartenenza associativa).
I due volumi per l’acquisizione delle 16 competenze di base (strettamente collegati) sono:
Batini F., Cini S., Paolini A. (2012), Le sedici competenze di base, Lecce, Pensa Multimedia (volume per docenti, formatori, operatori con l’intero percorso, le attività, i materiali, i consigli e le indicazioni per gestire ogni ora di didattica).
Batini F. (a cura di, 2012), FLFL Fun Learning for life, Lecce, Pensa Multimedia (volume/diario per allievi)
Tutti gli insegnanti o i formatori che adottano il primo volume per sé e i volumi rivolti agli allievi per i propri allievi hanno diritto agli aggiornamenti ed ai materiali integrativi nel sito di Pratika.
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