I conflitti, all’interno di qualsiasi gruppo, possono rappresentare o un elemento di sgretolamento o una risorsa. Saperli gestire al meglio consente di trasformare queste evenienze in un’importante risorsa. Del resto anche gli studi di Kathleen Eisenhardt ci dicono che i gruppi senza conflitti sono meno produttivi.
- Problem-solving vuol dire fare in modo che si verifichi un faccia a faccia nel tentativo che venga individuato il problema reale e questo dia origine ad una discussione finalizzata alla risoluzione;
- Obiettivi sovraordinati vuol dire che chi deve gestire il gruppo definisce un nuovo obiettivo condiviso raggiungibile soltanto attraverso la collaborazioni delle parti;
- Rendere più morbido vuol dire offrire alle parti opportunità che vanno a mettere in risalto i punti di contatto e le somiglianze cercando di smussare gli aspetti più spigolosi;
- Espandere le risorse se il conflitto è dovuto a mancanza di risorse cercare di allargare la disponibilità di queste può essere una soluzione;
- Compromesso ovvero negoziare la possibilità che ciascuno metta qualcosa in gioco per risolvere il problema;
- Evitamento vuol dire, sostanzialmente, che una delle due parti si ritira;
- Ordine autoritario si tratta di una soluzione, spesso, soltanto parziale in quanto imposta da chi è sopra e che quindi non risolve ma seda temporaneamente lasciando inalterate le origini del conflitto stesso.