di Federico Batini
Da tempo la scuola italiana ha superato a livello normativo il concetto di “programma” e ha scelto di adeguarsi alla logica del curricolo, assai più adeguata alle esigenze della società contemporanea per almeno tre motivi:
- consente di mettere al centro del processo di apprendimento (e non più di insegnamento) i bisogni e le risorse delle persone;
- permette di lavorare sulle competenze trasversali necessarie a fronteggiare i continui cambiamenti socioculturali;
- sposta l’attenzione dall’acquisizione del titolo alla verifica e certificazione delle competenze acquisite.
In breve, con il termine curricolo si intende il percorso organicamente progettato e realizzato dagli insegnanti al fine di far conseguire agli alunni i traguardi previsti (Scurati, 2002, p. 45). L’insegnante è chiamato a farsi carico – con il curricolo – della progettazione sia dei contenuti (che cosa si insegna), delle metodologie e degli strumenti di trasmissione dei contenuti (come si insegna), dell’organizzazione della didattica (chi lo insegna, quando e dove) e della valutazione intesa sia come valutazione del percorso dei singoli e della classe, sia come autovalutazione d’istituto. I curricoli sono percorsi flessibili che – qualunque sia il modello didattico di riferimento – prendono le mosse dalla rilevazione dei bisogni e delle potenzialità degli alunni, per dirigersi verso l’acquisizione da parte dei soggetti di competenze determinate e condivise (obiettivi). E’ necessario qui fermarsi a riflettere soprattutto sui bisogni. Non si tratta dunque di individuare la situazione in termini di conoscenze per sapere quali sono quelle mancanti al fine di percorrere una strada già trattata, significa piuttosto mettere in discussione la stessa strada.
Secondo questa modalità di lavoro, gli insegnanti sono chiamati ad ascoltare la scuola, le classi, i singoli soggetti, a leggerne i bisogni, per poi definire, tenendo conto, parimenti, della finalità che l’organizzazione scolastica si è data in conformità al dettato costituzionale, gli obiettivi. Poi, a partire dagli obiettivi e senza mai tradire la finalità, essi procedono alla definizione dei contenuti sui quali fondare l’attività educativa, alla organizzazione delle attività scolastiche e, soprattutto, alla scelta delle metodologie didattiche e delle procedure di valutazione.
Cosa significa, dunque, agire sul curricolo e in una logica curricolare? Significa, per l’insegnante, avere il potere di scegliere i propri modelli didattici, dai quali far discendere le modalità di programmazione e le procedure didattiche da mettere in atto in classe. Significa saper collegare la propria pratica con le finalità e gli obietti stabiliti, perché la didattica non è un fatto eminentemente teorico o esclusivamente operativo: è un inestricabile commistione di teoria e prassi. Le azioni didattiche sono sempre rivelatrici dei modelli culturali che le presuppongono e le guidano: esse non sono mai neutre.