Un Sentiero in una lunga foresta. Un percorso con alcuni segnavia.
Recensione di
- “La foresta” albo illustrato di Thomas Ott Logos Edizioni 2021
- “La lunga discesa” di Jason Reynolds Rizzoli 2019
Sui margini, entrando.
Se c’è un argomento di cui sembra che a scuola non si possa parlare mai è la morte. Non quella di un personaggio famoso o la morte come data da ricordare, memoria, avvenimento storico.
Intendo proprio la Morte con la M maiuscola: il senso della morte, l’indagine sulla morte, il pensiero che la circonda e la rende così difficile, inaccettabile per lo più.
Un argomento tanto denso che spesso non si vuole affrontare volutamente, si tralascia, si evita per non fare danni.
A volte invece anche parlare anzi leggere di morte può salvare la vita. Perché i libri servono anche a questo, salvano vite.
Accade così che si possano incontrare, casualmente, due testi che abbiano al centro entrambi questo tema. Accade che uno sia un silent book dal titolo non tanto originale “ La foresta” e l’altro un romanzo in poesia ( che stranezza!) intitolato “La lunga discesa”. Apparentemente sono lontanissimi: disegni eseguiti col “grattage” da un lato, versi scabri e spezzati dall’altro.
Figurati se potrei proporre i testi in classe. Figurati se potrebbero piacere agli studenti della quarta superiore indirizzo manutentori. Queste sono le prime impressioni della docente.
Anche gli autori sono lontanissimi: uno statunitense Jason Reynolds un uomo “nero” con lunghi dred variamente acconciati, l’altro un disegnatore di Zurigo pluripremiato e famoso.
Tutti e due hanno scelto di dirci qualcosa sulla morte. Solo qualcosa, ovviamente, perché il resto è affare nostro, di chi legge. Come per scommessa però percorriamo questo sentiero nella lunga foresta appoggiandoci a qualche segnavia.
Segnavia 1
Il primo segnavia in questa foresta così lunga si chiama coraggio. Ce ne vuole per illustrare la morte e raccontarla in versi. Nessuno dei due autori ne ha paura, ma scrive o disegna e ci accompagna in un viaggio. Un viaggio tanto profondo quanto affrontato con una certa familiarità.
Segnavia 2
Il secondo segnavia ha nome viaggio o avventura o percorso. In entrambi i casi ci avventuriamo, senza mappa, a scoprire ( vuoi precipitando nel buio fittissimo di un bosco, vuoi scendendo a terra in un ascensore) il dolore e la paura per la morte di qualcuno che ci è caro. Un nonno o un fratello, non importa il viaggio è presente in entrambi i testi.
Segnavia 3
Il potere della metafora. Da entrambi i testi la forza del ragionare per immagini esce fuori potente. Cadaveri di impiccati penzolanti, misteriose apparizioni in ascensore nascondono paure e domande che, di fronte alla morte, tutti ci poniamo. La potenza della letteratura che incanta tutti pervade questi due testi.
Segnavia 4
Il potere dei segni: versi come segni, immagini come segni. Nel libro di Reynolds la scommessa sulla parola ( versi) lanciata all’inizio conduce inesorabilmente verso la fine, senza un attimo di tregua. Nell’albo illustrato gli ostacoli della foresta, concreti o presunti, illustrati in tavole molto coinvolgenti, non escludono, alla fine di una corsa, il sospiro di sollievo liberatorio nel finale.
Segnavia 5
La riflessione sulla morte in modo naturale. In entrambi i testi si arriva a riflettere sulla morte in modo semplice, con strumenti narrativi accessibili a tutti benché di notevole profondità. Da un lato, nel romanzo in versi, la morte violenta del fratello introduce il tema dell’elaborazione del lutto e della vendetta, dall’altra la paura della morte, rappresentata con tavole di grande impatto, si supera, appunto, entrando nella foresta e incontrando il nonno morto che aspetta e aiuta a tornare nel mondo della nostra vita quotidiana.
Traguardo
In cosa questi due testi potrebbero essere utili in chiave di una lettura orientativa? Come in ogni narrazione, essi sono utili per vivere esperienze vicariali e rapportare tali esperienze a se stessi. Sono utili come “simulatori di volo” (cit. Simone Giusti “Insegnare con la letteratura”Zanichelli 2011) a riguardo di una esperienza che i ragazzi spesso hanno già vissuto, ma hanno difficoltà a elaborare. Ragionare sulla morte fa parte della costruzione del sé e della ricerca della propria identità che spesso si definisce anche per le « mancanze » che la vita ci porta ad affrontare. A volte è possibile dare valore al “togliere piú che all’ aggiungere” ( Franco Arminio “Cedi la strada agli alberi” Chiarelettere 2017) e quindi crescere anche con il dolore.
Accettare e condividere punti di vista diversi, esperiti in due storie di sofferenza ma anche di riflessione, aiuta a far acquisire la mentalizzazione, ad assumere abiti nuovi di pensiero.
In questi due testi si passa e non solo metaforicamente attraverso la visione altrui e l’altrui percezione, si metabolizza ciò che è indigeribile, si impara a dare un nome alle cose, ai sentimenti, al dolore.
Suggerimento ( facoltativo) per lettori viandanti lungo il sentiero
Allenatevi o allenate a trovare corrispondenze tra le tavole dell’albo e le pagine in versi. Un esercizio fortificante e completo. Buona lettura.
Recensione doppia di Sabina Minuto