In queste nuove modalità di definire e denominare tempi, modi e luoghi dell’apprendimento il concetto di competenza, con la sua natura multiforme e difficilmente definibile, è uno dei concetti chiave sui quali si interroga la letteratura delle scienze dell’educazione. Si tratta di qualcosa che è andato col tempo mutando, assumendo una rilevanza strategica e divenendo un “concetto-valigia”, come è stato definito all’interno di rapporti di ricerca Isfol.
Il quadro comunitario attorno al concetto di competenza ha avuto un’accelerazione importante negli ultimi quindici anni, i passaggi normativi e le raccomandazioni, sia a livello europeo che al livello degli Stati Membri si sono moltiplicati. Fondamentale risulta, ad esempio, la raccomandazione denominata “Competenze chiave per l’apprendimento permanente” emanata il 18 dicembre 2006 dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea (e sostanzialmente recepita, in Italia, dal Regolamento sull’obbligo di istruzione del 22 agosto 2007), con questa raccomandazione si richiede ad ogni sistema di istruzione e formazione, degli stati membri di “offrire a tutti i giovani gli strumenti per sviluppare le competenze chiave a un livello tale che li prepari alla vita adulta e costituisca la base per ulteriori occasioni di apprendimento, come anche per la vita lavorativa. Le competenze chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione.”
In questo fondamentale documento vengono individuate otto competenze chiave (più avanti esposte più distesamente): comunicare nella madrelingua, comunicazione in lingue straniere, competenza matematica e competenze di base in campo scientifico e tecnologico, competenza digitale, imparare a imparare, competenze sociali e civiche, senso di iniziativa e imprenditorialità, consapevolezza ed espressione culturale.
Negli ultimi anni si è assistito, anche in Italia, all’introduzione di una logica di apprendimento per competenze nel sistema di istruzione (competenze di base contenute negli assi culturali e competenze chiave per l’obbligo di istruzione), nella formazione professionale (attraverso la costruzione di un “sistema per competenze” in alcuni sistemi regionali di formazione professionale), nell’educazione degli adulti e nel lifelong learning in genere.
Le competenze, in effetti, paiono essere diventate oggi un costrutto presente in ogni discorso sui sistemi di istruzione e formazione.
Le competenze sono un concetto che ha attratto molto i professionisti dei mondi dell’istruzione e della formazione in quanto rappresentano, potenzialmente, il “cuscinetto”, l’interfaccia tra le differenti tipologie ed i diversi ambiti dell’apprendimento, consentono la leggibilità reciproca tra sistemi differenti, sono la lingua veicolare attraverso la quale modalità, ambiti e tempi differenti tra loro possono dialogare. Le competenze possono consentire la trasparenza (e leggibilità reciproca) delle varie certificazioni, sono centrate sul soggetto che le possiede e non su chi ne facilita l’acquisizione o le certifica.
Le competenze sono capaci di integrare conoscenze e capacità, ma anche, sebbene su questo termine vi siano state molte confusioni, atteggiamenti.
Prima di entrare nel merito dei problemi e delle soluzioni occorre, rispetto al termine “competenza”, chiarire a quale tra i molti significati attribuiti in letteratura a questo termine si faccia qui riferimento, almeno per le proposte destinate a scongiurare i pericoli richiamati nel contributo.
Per competenza si intende la capacità di assumere decisioni e di saper agire e reagire in modo soddisfacente in situazioni contestualizzate e specifiche prevedibili o meno (Barnett, 1994; Krischner, 1997). Tale accezione di competenza è quella alla quale, consapevolmente o meno, si attinge allorquando si dice che la competenza è osservabile (e dunque verificabile) soltanto in situazione: non si trova una competenza squisitamente astratta, la competenza è sempre traducibile in un comportamento. Occorre infatti chiarire come, spesso, specie nella letteratura di settore italiana, vi sia una sovrapposizione con l’accezione proposta da Chomsky (Chomsky, 1960) per i termini competenza e performances: mentre assegna, infatti, al termine competenza il significato di una struttura cognitiva (regole e funzioni generali ed invariabili necessarie all’articolazione del linguaggio) spiega il concetto di performances come una prestazione individuale (l’atto del parlare del singolo soggetto variabile in relazione a condizioni interne ed esterne).
I due volumi per l’acquisizione delle 16 competenze di base (strettamente collegati) sono:
Batini F., Cini S., Paolini A. (2012), Le sedici competenze di base, Lecce, Pensa Multimedia (volume per docenti, formatori, operatori con l’intero percorso, le attività, i materiali, i consigli e le indicazioni per gestire ogni ora di didattica).
Batini F. (a cura di, 2012), FLFL Fun Learning for life, Lecce, Pensa Multimedia (volume/diario per allievi)
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