Ho trovato la metodologia molto interessante perché credo sia uno strumento "delicato" (intendendo con ciò l’obiettivo che ha di attendere i tempi di ognuno e di non forzare i ragazzi alla riflessione mediante l’utilizzo di un unico codice comunicativo), maieutico, in grado cioè di esaltare la centralità dell’alunno; potente anche, perché "obbliga", in maniera giocosa, l’alunno a guardarsi dentro e iniziare una sorta di viaggio verso la metacognizione. Un percorso, dunque, capace di aiutare i ragazzi a scoprire e, successivamente, ad orientare la propria “bussola” interiore per seguire i propri sogni. Il primo passo verso di sé è però riuscire a sapere dove siamo e scoprire dove vogliamo andare, proprio come Alice nel “Paese delle meraviglie”. “Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull'albero. «Che strada devo prendere?» chiese. La risposta fu una domanda: «Dove vuoi andare?» «Non lo so», rispose Alice.