“ La forza delle parole greche non sta in una loro immaginaria purezza ma, al contrario, nelle scorie che esse si trascinano dietro da millenni. Nel fatto di essere state contaminare, usate, abusate, da generazioni di esseri umani, nei più diversi contesti”.
Tutti i libri di Giorgio Ieranó sono indimenticabili ma quello di cui parliamo è speciale. Su trattta di “Le parole della nostra storia. Perché il greco ci riguarda “, edito da Marsilio nelle collana Nodi.
Fra i tanti dell’autore che si possono usare per costruire percorsi e narrazioni anche a scuola a scopo orientativo questo è veramente utilissimo.
Perché narra appunto storie che contengono molte altre storie: quelle delle parole greche e del loro uso o in certi casi riuso nel nostro mondo contemporaneo.
Il libro è diviso in grandi macro argomenti: il sacro, la politica, l’anima, la cultura. C’è poi un’aggiunta finale sulla parola epidemia che non necessita di altre spiegazioni ovviamente.
Viaggiare con l’autore nel testo è come inoltrarsi in un labirinto di strade ed incroci infiniti o anche come procedere in profondità sfogliando strato per strato conoscenze linguistiche acquisite ma ogni volta rimesse in discussione. Si parte sempre da parole greche antiche ma di finisce poi per arrivare ad oggi, al nostro mondo o forse meglio alle parole che raccontano il nostro mondo.
Per questo il libro si presta alla narrazione e alla sua costruzione come percorso scolastico. Per fare solo un esempio il capitolo riguardante la parola “politica” e la storia di Aristotele e del suo “animale sociale” offre tantissime idee per narrare ad esempio la democrazia ateniese e non solo. Anche la storia infatti può essere narrata in classe ed è in fondo essa stessa una lunga narrazione che prova a mettere un ordine tra eventi accaduti. Fare storia narrando e leggendo ad alta voce è una delle pratiche che si sperimentano con il laboratorio di scrittura e di lettura (Writing and Reading Workshop) e che può trovare nelle pagine di Ieranó molteplici spunti di lavoro e di attivazione.
L’idea che le parole servano per costruire storie ci appartiene come docenti da tempo. È interessante anche però vedere la storia contenuta dentro alle parole. Si parte così per viaggi inattesi verso avventure meravigliose e in territori di discussione che spesso per i ragazzi rivestono notevole attrattiva. Se c’è una cosa di cui necessitano gli studenti è infatti la familiarità con le parole e il loro uso. Non nel senso libresco del termine o per imparare il lessico, ma per provare a costruire storie che li riguardano e li aiutino a progettare futuro. Le parole sono la via. E Ieranó in questo è un maestro, come è evidente dall’incipit.
“Il greco si annida anche là dove meno ce lo aspetteremmo. Basti pensare, per esempio, alla parola «attimo», che pronunciamo ogni giorno, e che probabilmente ha alle spalle àtomos, usato già da Aristotele nel senso di una «frazione di tempo indivisibile».
Recensione a cura di Sabina Minuto, insegnante e tirocinante presso Associazione Pratika per il Master in Orientamento Narrativo e Prevenzione della Dispersione Scolastica dell’Università di Perugia.
- Giorgio Ieranò
- Le parole della nostra storia
- Marsilio Editore
- Settembre 2020
Giorgio Ieranò insegna Letteratura greca all’Università di Trento. Saggista e traduttore teatrale, si occupa in particolare di mitologia e di dramma antico. Tra i suoi libri: Arianna. Storia di un mito (2010), La tragedia greca. Origini, storie, rinascite (2010), Arcipelago. Isole e miti del Mar Egeo (2018). Con Sonzogno ha pubblicato la serie di narrazioni mitologiche composta da Olympos (2011), Eroi (2013) e Gli eroi della guerra di Troia (2015) e Demoni, mostri e prodigi (2017). Collabora con La Stampa.