La prima cosa che vidi fu il grigio.
La prima cosa che sentii fu il freddo.
La prima cosa che odorai, ancora assonnata e distratta, fu il ferro
Questa storia è la storia di un sogno e insegna a credere nei sogni.
Ho amato questo albo, da subito, per il titolo: racconta esattamente quello che ho sentito io quando, da docente, sono entrata nel laboratorio di meccanica del mio istituto.
Ho capito tante cose quel giorno e da quel giorno. Ho imparato quello che impara l’autrice che non solo ha illustrato l’opera ma ne ha scritto anche il testo. Che poi è la storia della sua vita, dei suoi tre anni passati a lavorare, giovane donna, in un mondo di uomini: una fonderia.
Ho capito procedendo al contrario, come spesso accade nelle storie ben raccontate: lì c’era la storia di molti miei studenti, di Luca, di Denis, di Antonio di Nicholas. L’odore del ferro era (ed è suppongo) la loro vita ancora oggi. Lo amano profondamente perché identifica un luogo che è un’appartenenza: l’officina, il luogo simbolo di una professione per cui si studia e ci si prepara come per tutte le altre.
Per contrasto, così, abbiamo letto una storia e ricostruito la nostra, la loro. Abbiamo letto la storia di Sonia e del suo cane e abbiamo ragionato sulle scelte, indotte o deliberate, sulle vite altrui, sui giudizi che a volte ti soffocano come quell’odore acre e pungente.
Iniziare la lettura facendo previsioni dalla copertina è stato entusiasmante: tutti avevano qualcosa da dire o raccontare. Questo succede quando siamo attratti dalla porta che si sta aprendo, per entrare in uno spazio indefinito di passaggio, tra la terra del lettore e la terra della storia.
“C’è un cane! Allora racconta di animali”
“Ma il fumo, la fabbrica…”
“I colori prof! I colori li ha visti?”
E sì li avevo visti, i colori che sono quelli dell’albo intero. Di quasi tutte le tavole. Perché? Non sono solo i colori di un luogo ma i colori di un sentimento, di un percorso, di un vissuto. Sono colori di tristezza che i ragazzi non accettavano inizialmente. Non è solo triste infatti la fabbrica, le “macchine ci parlano” diceva il mio alunno K.
La lettura dell’albo dunque ci ha aiutato a capire ed accettare diversi punti di vista.
Ma dicevamo che la storia è anche la storia di un sogno e di come perseguirlo. In questo tutti ci possiamo ritrovare, possiamo ricostruire il come e il cosa del nostro desiderio avverato o disperso.
In fondo, davvero, questo è un albo per sentirci meno soli, per trovare o recuperare amici di ogni genere che ci aiutino a sentire odori nuovi: del ferro ( come è stato per me), del fiore che abbiamo sul davanzale, della pioggia, dei sogni.
a cura di Sabina Minuto, insegnante e tirocinante presso Associazione Pratika per il Master in Orientamento Narrativo e Prevenzione della Dispersione Scolastica, Unipg
LA PRIMA COSA FU L’ODORE DEL FERRO
Sonia M.L. Possentini
Introduzione di Maurizio Landini
Rrose Sélavy Editore
Anno di pubblicazione: 2018
40 pp.
Prezzo di copertina: 14 euro